Questo articolo è stato pubblicato nel n° 17 della elegante rivista  “Facce e maschere” curata dalla LILA e nella quale scrivono soprattutto i detenuti.

 

Grande gioia in cielo!

                                                                                                                    di Adriano Todaro

 

 

In genere, convegni o seminari sono di una noia terribile. Tutti parlano, tutti ricevono applausi, anche se dicono cose che non si condividono. Si fa per educazione, perché si è invitati,  molti partecipano per passerella, altri per   presenzialismo. E,  sopra a tutto,  la noia.

 

Eppure il Seminario che si è svolto lo scorso 25 novembre a San Vittore,  aveva tutte le carte in regola per uscire dal cliché tipico dei convegni. Già il "titolo" diceva mol­to:: "Per una ecologia della pena - Un carcere che non esclude in  un   territorio  che reinserisce".

Tema,   come  si vede,  estremamente importante che gli operatori che lavorano in carcere si trovano a dibattere continuamente. Eppure, nonostante l'importanza del tema, il seminario ha lasciato in bocca qualcosa d'incompiuto, un senso di malessere e un po' di rabbia per aver perso un'occasione per dibattere questi importanti temi.

 

Si sperava molto nell'intervento conclusivo di Giorgio Bertazzini, ma il Garante dei diritti delle persone limitate nella libertà si è limitato a una carrellata degli interventi fatti nominando, in modo notarile, tutti gli intervenuti, ma non andando oltre. Eppure, sia gli psicologi Marco Alita e Simona Silvestro, sia il detenuto Alberto Oldrini, avevano posto problemi e fornito dati così come altri intervenuti.  Di routine gli interventi da parte della Provincia e del Comune di Milano tesi più a dimostrare il loro buon lavoro piuttosto che a cercare, assieme, soluzioni ai problemi posti.

 

Ha ragione Francesco Maisto, quando afferma che oggi dibattiamo le stesse cose che dibattevano 15 anni fa ed è proprio questo ripetersi in continuazione che porta la noia in simili convegni. È necessario ripensare attentamente a questi incontri che devono diventare momenti di riflessione  e di azione condivisa e, sempre meno, sfilate di personaggi che gravitano intorno al carcere. E poi  permettetemi una domanda; perché Luigi Pagano e la nuova direttrice di San Vittore non sono intervenuti? Possibile che non avevano nulla da dire su questi temi?

 

Il   responsabile della   Caritas   milanese,  don   Roberto Davanzo,   ha  citato il   testo   evangelico di Luca ("C'è grande gioia in cielo per un solo peccatore che si converte").. Immagino  sia così,   ma  più prosaicamente penso che in cielo ci sia anche grande gioia quando non si parli rivolti a se stessi.